giovedì, Marzo 28, 2024

Il popolo povero è con la rivoluzione. La voce di una suora sulla situazione venezuelana

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

doc-2868. ROMA-adista. Con la convocazione di una nuova Assemblea Nazionale Costituente, a cui il popolo venezuelano ha risposto recandosi in massa alle urne lo scorso 30 luglio, il livello di ostilità nei confronti del governo bolivariano è diventato, se possibile, ancora più alto. L’iniziativa del presidente Nicolás Maduro, benché perfettamente in linea con l’attuale Costituzione – che riconosce espressamente al presidente della Repubblica (oltre che ai due terzi dell’Assemblea nazionale o dei Consigli comunali e al 15% del corpo elettorale) la possibilità di convocare un’Assemblea Costituente per trasformare lo Stato e creare un nuovo ordinamento giuridico – è stata, non a caso, definita dall’opposizione come un golpe, ritenuta «illegale e illegittima» dalla Conferenza episcopale, valutata negativamente da papa Francesco che ne ha chiesto la sospensione (perché, secondo la nota diffusa dalla Santa Sede, «anziché favorire la riconciliazione e la pace», alimenterebbe «un clima di tensione e di scontro») e considerata il 4 agosto scorso da alcuni dissidenti di sinistra come un tentativo del governo di mantenersi al potere.
Ma, se la lista dei nemici del governo bolivariano non è mai apparsa tanto lunga,  i movimenti popolari latinoamericani si schierano decisamente dalla parte del presidente Maduro, difendendo l’Assemblea Costituente come un mezzo per ridefinire il patto sociale nel Paese e condannando l’escalation di violenza messa in atto dalle forze di destra con l’obiettivo di provocare un intervento straniero nel Paese. Così, la sezione brasiliana dei Movimenti Popolari dell’Alba, il Movimento dei Senza Terra, Vía Campesina Internazionale e la Segreteria dell’Assemblea Internazionale dei Popoli hanno lanciato un appello a favore del popolo venezuelano, invitando a organizzare Comitati per la pace in Venezuela e a promuovere manifestazioni contro il disegno del governo statunitense di creare un nuovo Iraq in America Latina.
E in difesa della rivoluzione bolivariana si levano voci anche della Chiesa di base venezuelana, come quella di suor Eugenia Russian, presidente dell’organizzazione cristiana-ecumenica Fundalatin (Fondazione latinoamericana per i diritti umani e lo sviluppo sociale) e coordinatrice della Comunità di teologia della liberazione Juan Vives Suria. Voci che raccontano un altro Paese e un altro popolo, in netta contraddizione con la campagna di disinformazione che dilaga a livello mondiale. «Chi parla mai – chiede suor Eugenia – delle conquiste in materia di diritti sociali riconosciute anche da organismi come la Fao e l’Unesco?». E tanto meno si parla delle piccole cose, dell’ingegnosità e della creatività del popolo, della sua adesione ai principi rivoluzionari, dei suoi sacrifici perché non vadano perduti, del suo disagio per le manipolazioni mediatiche. Così, per esempio, quando una boliviana in visita a Caracas, Ana Karina García, sorpresa dalla lunga fila di gente in attesa di ricevere una copia del quotidiano Ciudad CCS-Revolución a diario (distribuito gratuitamente in 120mila copie in 800 punti di distribuzione) ha provato a scattare qualche fotografia, la gente si è chiaramente infastidita: «Sicuro che fanno foto per poter dire che la coda è per il cibo!» (Visión Z, 24/8). (…)
(Adista Documenti, n° 30 del 09/09/2017)
L’intervista completa a Suor Eugenia Russian:  
https://albainformazione.com/2017/08/25/18183/

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