venerdì, Marzo 29, 2024

Kronbichler: italiani depressi, alzate la testa

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

BOLZANO. Certo che c’è un problema del gruppo italiano. «Grande come una casa. Un problema talmente serio, che deve preoccupare anche noi sudtirolesi»: Florian Kronbichler, deputato Sel-Verdi, sabato scorso era in platea all’incontro organizzato da Roberto Bizzo , con i dati impietosi sciorinati da Luca Fazzi, Günther Pallaver e Antonio Scaglia. Ha preso la parola, ed è stato talmente duro, da dovere poi spiegare l’enfasi del ragionamento. «Tradisco per dovere», ha scritto sul web, e spiega, «come diceva Langer, la politica ha bisogno di alcuni traditori etnici». Ne abbiamo parlato.

Lei si schiera dalla parte del gruppo italiano.

«Siccome non mi piace parlare di “sindrome di Stoccolma”, conio la categoria politica della “sindrome di Viola” (assessore provinciale 1994-1999). È iniziata allora la debolezza culturale del gruppo italiano in Alto Adige. Viola dimenticò una regola della politica: non puoi sminuire i tuoi, dicendogli in continuazione che non capiscono, che sbagliano. È nato così il “buon italiano”, una categoria diabolica. È ora che gli italiani e la Svp lo capiscano».

Chi è il buon italiano?

«Chi sta con la Svp, chi accetta la regola, malefica appunto, che bolla come “fascista” qualsiasi rivendicazione portata avanti dagli italiani. È da fascisti parlare di toponomastica, rivendicare qualcosa più di una vicepresidenza, parlare di disagio, chiedere che ogni tanto sulle norme di attuazione non vinca solo la Svp. Faccio il “traditore” del mio gruppo linguistico perché me lo posso permettere, mentre gli italiani sono bloccati in questa depressione dei “buoni italiani”. Il Pd, alleato della Svp, lascia la rivendicazione di certi temi alla destra e automaticamente li condanna al silenzio. Se certe cose vengono dette dalla Biancofiore, sono sbagliate per forza, anche quando ha ragione…. È tempo di interrompere questa giostra. Dopo anni di norme di attuazione su misura della Svp, gli italiani devono ottenere qualcosa. Altrimenti salterà il sistema. Se non risolveremo noi il problema, l’intervento arriverà dall’esterno».
 
Da parte di chi?

«Dallo Stato. È ingenuo pensare che si possa andare avanti così all’infinito. La Regione è sull’orlo dell’inconsistenza, la proporzionale finirà per schiacciare del tutto il gruppo italiano. Il sociologo Sabino Acquaviva aveva capito già quarant’anni fa che la proporzionale solo apparentemente difende il gruppo più debole».

Lei dice che lo Stato prima o poi reagirà. Ma la Svp vanta rapporti idilliaci con il governo, questo e i precedenti.

«Gli italiani dell’Alto Adige sono stati sacrificati per il pacchetto di voti della Svp. Il Pd locale non ha alcun potere, rispetto alle dinamiche tra Svp e Pd nazionale. Ma, ripeto, è un azzardo scommettere che andrà avanti così in eterno». 

A proposito di autolesionismo, gli italiani hanno congelato per anni i loro voti nella destra nazionalista, che diceva “non imparate il tedesco, qui siamo in Italia”. 

«Verissimo. Sono stati commessi errori enormi. Ma da dieci anni la destra è nell’angolo. La politica è portata avanti dal centrosinistra. Gli elettori capiscono la logica degli alleati “scelti” dalla Svp e disertano le urne, oppure vota direttamente un politico come Durnwalder». 

Alternative alla depressione di gruppo?

«Resistere al richiamo fatale del buon italiano, lo dico anche a Verdi e sinistra. E alzare la testa. La norma di attuazione sulla
toponomastica è un banco di prova. Fa bene Bizzo a resistere. In una situazione di autonomia integrale, gli italiani hanno il diritto di vedersi riconosciuti come minoranza. Questo status non può essere appannaggio solo dei sudtirolesi»

(Alto Adige, 27 gennaio 2017)

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