giovedì, Aprile 18, 2024

Il Natale che celebriamo è quello di Cristo?

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Una domanda non inutile: “Il Natale che celebriamo è quello di Cristo?”   

O più semplicemente: se venisse fra noi, Cristo potrebbe riconoscersi nei nostri natali? È un fatto innegabile che il mondo fa di tutto perché la gente dimentichi la “sostanza/essenza” del Natale:   

Dio che si fa uomo per amore dell’uomo.

Per questo trasforma questo avvenimento in una festa laica, in una sagra del consumismo. Non si può negare che tra le cause della scristianizzazione del Natale ci sia l’inerzia dei credenti, mondanizzati anche essi in larga parte.

Che fare allora?

È essenziale innanzitutto dare un annuncio chiaro, gioioso e convincente del Natale vivendo noi per primi questo mistero d’amore, con tutte le sue esigenze. È il modo più efficace per smascherare le contraffazioni e i tradimenti della più bella festività del cristianesimo.

Ancora una domanda non inutile: “È possibile, oggi, celebrare un Natale che almeno gli assomigli?”

-POVERTÁ-

Quel meraviglioso canto, che è il racconto della nascita di Gesù nel Vangelo di Luca, presenta alla nostra commossa ammirazione il comportamento dei pastori, i primi testimoni i quali, all’annuncio dell’angelo “andarono senza indugio e trovarono Maria, Giuseppe e il bambino che giaceva in una mangiatoia”.

È il primo, esigente insegnamento del Natale: l’infinito e l’onnipotente sceglie di presentarsi al mondo nella debolezza e nella povertà. E chiede di essere accolto così!

-UN DIO CON NOI-

Giovanni nel prologo del suo Vangelo presenta il Natale nella profondità del suo mistero: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio… e il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. L’accostamento di due parole estreme: “Verbo e “carne”, indicano il superamento dell’abisso infinito che l’amore di Dio ha compiuto per farsi uomo tra gli uomini.

-LA SEQUELA-

S.Agostino ne indica il fine: Dio si è fatto uomo, perché l’uomo diventasse Dio, nel senso di assomigliare sempre più all’immagine che il creatore aveva in mente per noi, al momento della creazione. Un uomo in armonia amorosa con il creato e con i fratelli.

Ecco la vocazione dell’uomo! Allora è questo che celebriamo a Natale?

Commenta Curzio Malaparte con la foga del convertito: “Il nostro tempo è dominato da una suprema ipocrisia, perché festeggiamo la nascita di una Persona nella quale noi non crediamo!”

don Paolo Zambaldi 

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