mercoledì, Aprile 24, 2024

Cresce l’intesa politica e militare

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Due settimane di incontri hanno suggellato e rafforzato le relazioni militari tra Pechino e il continente. Un business in costante ascesa per la Cina che esporta armamenti pesanti in sempre più paesi africani. Anche in conflitto. 

«È tempo di approfondire la cooperazione in materia di difesa e sicurezza tra Cina e Africa ed elevare i legami militari tra i due blocchi». Con queste parole, il portavoce del ministero della Difesa cinese Ren Guoqiang, lo scorso 26 giugno ha aperto il primo Forum di Difesa e Sicurezza Cina-Africa.
Il Forum si è tenuto a Pechino per due settimane sotto la supervisione del ministero della Difesa nazionale cinese, che ha riunito i rappresentanti della Repubblica popolare cinese e i delegati dell’Unione africana, oltre ad alti esponenti dell’esercito e dei dipartimenti della Difesa di 49 paesi del continente, per discutere di numerosi temi.
Il summit si è soffermato in particolare sulle relazioni militari sino-africane nella nuova era di comune intesa tra l’Africa e la seconda potenza economica al mondo. Per questo, è stato caratterizzato da una serie di incontri, riunioni bilaterali tra gli Stati, approfondimenti e confronti con analisti ed esperti di strategia militare.
Da evidenziare, che nel corso delle due settimane, le delegazioni africane hanno visitato basi militari e impianti dell’industria cinese della Difesa, per rafforzare le relazioni in un settore nel quale Pechino figura già come un importante fornitore di equipaggiamenti a molti paesi africani.
Export in ascesa
Il dinamismo della Cina in materia di sicurezza in Africa è confermato dalle stime dell’International Peace Research Institute (SIPRI) di Stoccolma, secondo cui, tra il 2008 e il 2017, Pechino ha aumentato dell’8,1% il suo export militare nel continente e ha costruito caserme e centri d’addestramento.
Secondo gli ultimi dati disponibili del Registro delle armi convenzionali delle Nazioni Unite (UNROCA), nel 2013, la Cina ha esportato 24 carri armati in Tanzania e 30 nel Ciad. I veicoli corazzati venduti ai due paesi africani sono i VT4 (anche chiamati MBT-3000 o Hyder), veicoli di terza generazione avanzata, sviluppati dalla China North Industries Corporation, meglio nota come NORINCO, e destinati principalmente al mercato estero.
I cinesi hanno anche esportato aerei da combattimento come il JF-17 Thunder e droni in Nigeria, Tanzania, Zambia, Bolivia, Namibia, Zimbabwe e Ghana. Mentre, sempre secondo l’UNROCA, Marocco, Congo, Ghana, Sudan, Camerun, Tanzania, Niger, Rwanda e Sud Sudan hanno importato dalla Cina sistemi missilistici anti-carro Red Arrow 9 e sistemi di artiglieria calibro 155 mm con proiettili laser GP6, che sono stati utilizzati durante i conflitti in Congo e Sud Sudan. 
Leggendo questi dati, non sorprende che l’autorevole International Institute for Strategic Studies di Londra, abbia rilevato che l’influenza politica e militare cinese in Africa è cresciuta a un punto tale che oggi il 68% delle forze armate dei paesi africani adottano equipaggiamenti cinesi.
Preoccupazioni occidentali
Il Forum, il primo del suo genere, ha anticipato il settimo vertice FOCAC (incentrato sulla cooperazione) che si terrà il prossimo settembre, sempre a Pechino.
Durante i lavori del vertice è anche emersa la possibilità che la Cina possa realizzare una nuova base militare nella regione, dopo che nel luglio dello scorso anno aveva inaugurato a Gibuti il suo primo presidio militare all’estero.
Le forniture militari della Cina nei confronti delle forze di peacekeeping delle Nazioni Unite e il crescente commercio di armi con le nazioni africane, sono monitorati da vicino dall’Occidente. In particolare dagli Stati Uniti, che in più occasioni hanno fatto sapere di non gradire la presenza militare cinese a Gibuti, a poca distanza dalla loro unica base permanente in Africa.
Lo scorso marzo, l’allora Segretario di stato Usa, Rex Tillerson, aveva creato frizioni diplomatiche con Pechino per aver criticato gli investimenti cinesi nel continente e le operazioni di anti-pirateria nell’area adiacente al nuovo porto gibutino di Doraleh.
Ma le critiche statunitensi non sembrano impensierire i leader africani. Tra questi, il capo dello staff della Difesa delle forze armate della Sierra Leone, Brima Sesay, che alla fine del vertice ha affermato voler continuare a rafforzare le relazioni e di attribuire grande importanza ai legami militari con la Cina.
(Marco Cochi, Nigrizia, 16 luglio 2018)

 

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