sabato, Aprile 20, 2024

Acqua pubblica in parlamento, facciamoci sentire

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Il referendum sull’acqua pubblica si è tenuto nel 2011. Quel referendum è stato politicamente affossato. Ma di acqua si torna di nuovo a parlare. In questi anni, si sono succeduti cinque governi che di fatto hanno portato avanti la privatizzazione dell’acqua. Ora nella politica qualcosa si sta muovendo. Lo scorso maggio, il presidente della Camera Roberto Fico, intervenendo a Napoli, ha promesso che si sarebbe impegnato a far passare una legge sulla ripubblicizzazione dell’acqua.

Il 2 ottobre 2018 la Camera ha votato per attribuire carattere d’urgenza alla proposta di legge del Forum italiano dei movimenti per l’acqua: dovrebbe essere calendarizzata in aula entro dicembre. Ricordiamo che la proposta di legge risponde all’urgenza di dotare il nostro paese di un quadro legislativo unitario e di dare attuazione agli esiti referendari.

In questi mesi la proposta di legge è stata esaminata in commissione ambiente, anche tramite le audizioni delle varie realtà che operano nel settore dell’acqua. Buona parte di coloro che sono stati ascoltati si sono dichiarati contrari alla proposta di legge, persino le tre sigle sindacali. Anche la grande stampa, La Repubblica ad esempio, è schierata contro.

Dunque siamo nel bel mezzo di un duro confronto. Se davvero la proposta di legge arriverà alla discussione in aula e se supererà indenne la commissione, mantenendo il caratteri basilari della legge d’iniziativa popolare, ci troveremo di fronte un parlamento non ben disposto. Ad oggi c’è la certezza del voto favorevole dei 5 Stelle. Voteranno invece contro i deputati di Pd, Forza Italia, Fratelli d’Italia e molto probabilmente dirà di no anche la Lega.

Per cui c’è bisogno che i movimenti che si sono impegnati in questi anni tornino a parlare di acqua pubblica e a smuovere le coscienze. Girando l’Italia, vedo che l’attivismo di base non si è spento. Vedo che a Brescia il comune, che gestisce l’acqua di tutta la provincia, aveva deciso di svendere alcune delle quote ai privati.

Si è formato un comitato, guidato da Marco Apostoli, consigliere provinciale dal 2017 con la lista Provincia bene comune, che ha avviato una campagna, ha raccolto l’adesione di 55 comuni e promosso un referendum provinciale contro la privatizzazione del servizio idrico. Il 18 novembre scorso, 200mila cittadini si sono espressi contro la privatizzazione.

Anche a Benevento il comune vuole svendere parte delle proprie quote e c’è una reazione della base: è partita una raccolta firme con l’obiettivo di indire un referendum. Lo stesso a Formia, qui i cittadini, sostenuti anche da alcuni parroci, hanno indetto una class action, cioè un’azione legale collettiva, contro chi sta gestendo l’acqua. In Toscana, il presidente della regione, Enrico Rossi, ha in mente di dar vita a una holding pubblica dell’acqua che controlli gli attuali sette gestori locali: anche lui deve vedersela con le critiche dei movimenti…

Non ci sono dubbi che va rispettato l’esito del referendum del 2011. Che ha posto due temi precisi: 1) l’acqua deve uscire dal mercato. 2) non si può fare profitto sull’acqua. Le realtà di base devono mobilitarsi e far sentire la loro pressione sul parlamento.

Padre Alex Zanotelli, Nigrizia, 18 gennaio 2019

 

Referendum sull’acqua pubblica
Si è svolto il 12-13 giugno del 2011. Ha votato il 57% degli aventi diritto. Il 95% ha votato “sì” all’abrogazione dell’articolo 23bis della legge 133/2009 (che consente agli enti locali di mantenere gli affidamenti diretti, senza il coinvolgimento di soggetti esterni, dei servizi idrici e di altri servizi pubblici locali); e all’abrogazione del comma 1 dell’articolo 154 della legge 152/2006 (la remunerazione del capitale investito non è più prevista come componente del costo finale dei servizi idrici che il cittadino-utente paga in bolletta). Il referendum è stato frutto di una grande mobilitazione: 1 milione e 400 mila firme (ne bastavano 500 mila) raccolte da marzo a luglio 2010 dai comitati promotori (acquabenecomune.org).

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