giovedì, Aprile 25, 2024

“Un’ipocrisia diffusa”, commento a Lc 6, 39-45 (don Paolo Zambaldi)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

ANNO C, 3 marzo 2019, VIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO; Sir 27,5-8 (NV); Sal 91 1; Cor 15,54-58; Lc 6,39-45

Disse loro anche una parabola: “Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo . L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.

 

Il Vangelo odierno è la continuazione di quello di domenica scorsa che annunciava l’aspetto veramente unico e rivoluzionario del cristianesimo: il perdono incondizionato, dunque il “non opporsi al male col male”, dunque praticare la non violenza come stile di vita e non come un isolato gesto, seppur nobile, di misericordia.

Infatti Gesù questo annuncia: uno “stile” nuovo, una nuova Weltanschaunung, un atteggiamento di fondo radicalmente diverso che investe tutta la vita e che aiuta uomini e donne di ogni tempo a liberarsi e a partire… ad aprire percorsi comunitari nuovi e significativi guidati solo dalla Parola!

Gesù di Nazareth non è mai stato un debole o un rinunciatario, non ha mai avuto paura di essere un profeta “scomodo” e rivoluzionario!

…Rivoluzionario sia in relazione, ad esempio, all’ AT in cui si approvava la vendetta (occhio per occhio… è la legge mosaica), ma anche in relazione al mondo odierno, in cui imperversano guerre di ogni tipo, stragismi, muri, lager… in cui si approvano leggi per la legittima difesa armata… Un mondo che giocando ad arte con le nostre paure, quasi sempre indotte da campagne mediatiche martellanti, ci propone soluzioni, tanto violente quanto “semplici”! E così la vendetta diventa “santa”… la scala di valori si deforma e allora: il mio interesse, la mia roba, la mia proprietà, la mia famiglia… viene prima del rispetto della vita altrui, viene prima del dolore e della fame di tanti fratelli e sorelle… e si finisce col giustificare ogni violenza ogni abuso!

Rivoluzionario Gesù lo è stato certamente, anche in relazione al nostro connaturato egoismo che ci spinge ad amare solo chi ci ama, ci apprezza, ci stima… che ci giustifica (la nostra capacità di autoassolverci infatti è infinita!) ad odiare, ad emarginare, a prevaricare il diverso, il colpevole, il cattivo, il peccatore. E nel fare questo si arriva perfino a piegare il Vangelo a servizio della propria perversa ideologia… Il ministro della famiglia Fontana ne ha dato un esempio alcuni giorni fa con una interpretazione aberrante dell’ “essere prossimo” evangelico…

Ma il perdono, la non violenza, la non resistenza al male è (come l’offrire l’altra guancia a chi ti percuote) l’unica via di salvezza che ci è data: salvezza che si rende visibile già qui sulla terra ( un mondo pacificato, relazioni pacificate, giustizia diffusa, diritti rispettati, condivisione dei beni), salvezza davanti all’Eterno che su questo ci giudicherà. Sì perché un giudizio ci sarà! E sappiamo anche quale sarà il metro di giudizio… Ce lo ricorda bene il Vangelo di Matteo, al capitolo 25… e allora si dirà: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna!

Il Vangelo di oggi continua sulla stessa linea con alcune declinazioni dello stesso concetto. Il discorso infatti presenta delle similitudini: guida/cieco; trave/pagliuzza; albero/frutti; maestro/allievo…

A questo punto sorgono almeno tre domande…

1.Chi è il maestro cieco che ci porta nel fosso/alla perdizione?

È un falso maestro che ignora il fondamento della buona notizia evangelica: approva la guerra e la violenza, non si cura dei diritti violati, ignora il grido degli ultimi della terra, gestisce i rapporti con arroganza e prevaricazione… È un maestro che oggi come ieri ha molti adepti, ha riti e templi suoi… È colui che ha messo al centro della sua esistenza, non il Dio biblico, ma un idolo: un Moloch tremendo sui cui altari tutto diventa sacrificabile: popoli, risorse, tempo, vita

Cattivo maestro è anche però chi “abbassa il tiro”, chi cerca di addomesticare, di smussare: cioè dice “Non è possibile… Non si può… È così che va il mondo… Bisogna essere realisti!” . E così pensando e agendo, riduce il messaggio di Gesù a una bella dolce favola per illusi, a una leggenda per bambini… lo banalizza edulcorandolo!

Tra queste guide cieche troviamo poi coloro che dicono di conoscere un’altra via di salvezza sia essa economica, psicologica, politica o sociale.

Cattivo maestro è poi colui che usa l’autorità per imporre comportamenti di esclusione e false letture del mondo… Piegando anche la Parola ai suoi scopi contingenti…

È colui che ripete bene ciò che Gesù ha detto ma lo applica agli altri: così la Parola non serve più per convertire/trasformare ma diventa “rappresaglia” (come ricorda bene Silvano Fausti SJ)

La Bibbia, in questa ottica distorta, diventa un oggetto da picchiare in testa agli altri! Un’arma da usare, assieme ad una “fede granitica” da brandire “contro” qualcuno… Allora ben vengano i discorsi assurdi e medioevalisti su donne, famiglia, omosessuali, altre religioni e culture, contro chiunque non la pensi come “noi” che la verità la abbiamo in tasca… quasi fosse un mazzo di chiavi!

Fede granitica … o almeno presunta tale! Perché se poi andiamo a vedere il vissuto di questi maestri … la storia cambia!

Questo genere di cieco trascina sè stesso e gli altri  nel baratro della perdizione perché “con la misura con la quale giudicherete sarete giudicati!”

2.Chi è dunque il cieco per Gesù e Luca?

Ai tempi di Gesù erano i farisei, gli scribi, i sommi sacerdoti… Uomini che vivevano e rispettavano in un modo assoluto la legge mosaica… ma quello che si era per loro interrotto, perduto, era il rapporto con il Dio biblico: un Dio “dinamico”, nomade, che cammina con gli uomini adattando il suo passo e le sue parole  al loro ritmo e alle loro capacità…e alla loro deolezza…

Per Luca, o per meglio dire la comunità lucana, il cieco è il cristiano che giudica e condanna… cioè che non assolve e non dona. E questo tanto nella vita comunitaria che nei singoli comportamenti, del suo quotidiano…

Il cieco è il giusto secondo la legge!

 Ma come dice S.Paolo ai Galati: “Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli.”

3.Chi è il cieco oggi, nella nostra realtà, nel nostro quotidiano…?

a.Chi critica il male altrui  non vedendo il proprio, e dunque risulta un ipocrita.

Come opporsi allora a questa ipocrisia, a questo fraintendimento… La non-violenza impedisce la stoltezza, la presunzione di criticare gli altri, di sentirsi in diritto di ferirli con il giudizio, di sentirsi migliori, più giusti e più amati…

Infatti la critica va esercitata, prima di tutto, “contro se stessi”, contro le proprie travi e storture… Nessuno può arrogarsi il diritto di far da guida agli altri: siamo tutti ciechi! Tutti siamo incapaci di vedere e bisognosi di amore e di perdono!

E questo è il modo di ragionare nuovo di Gesù! Pensiamo all’adultera che stava per essere lapidata… Gesù non giudica nè lei nè i suoi assalitori: fa prendere coscienza della debolezza individuale di ognuno (Chi è senza peccato scagli la prima pietra…)

b.Cieco è chi si crede più grande del maestro Gesù e del suo Vangelo!

Se ci guardiamo attorno ci accorgiamo di un “fiorire” di pretese rivelazioni personali, fatti prodigiosi, … e si da il via al balletto del magico, dello straordinario, del soprannaturale… di una fede sempre più privatistica , disincarnata, miracolista!

E allora ecco Madonne che appaiono e si lasciano persino fotografare, veggenti in delirio mistico, statue piangenti, ostie che trasudano sangue, superstizioni di vario genere… Questa non è fede, è tribalismo!

Cieco, poi, è anche colui che cerca vie nuove di salvezza, una salvezza effimera, perché non fondata sulla Parola esigente di Dio e su un cammino comunitario. Pensiamo ai tanti che si rifugiano nelle filosofie New Age, nelle sette, nelle spiritualità orientaleggianti (costruite ad uso e consumo di occidentali annoiati!) o nel seguire qualche guru che promette la felicità…

Tutto questo accade perché non si è capaci di affidarsi a Dio alla sua Parola di salvezza… Perché si cerca una salvezza “privata”, personale, esclusiva ed escludente…per salvare se stessi! Che assurdità! Dio ci ha fatto dono della sua Parola, dirompente, portatrice di vita e noi… ? Cerchiamo in altri luoghi, brancoliamo nel buio appunto come i ciechi!

Gesù in questo brano evangelico usa poi una parola importante: “Ipocrita!”… Stiamo bene attenti però al modo in cui è usata: essa non significa “finzione” ma “protagonismo”! (Fausti)

Significa, cioè, vedere il male degli altri e non il proprio!

La critica che piove come una mannaia, non è un metodo di correzione fraterna è una violenza che trascina ambedue in un vortice di male. La critica, peraltro necessaria in certi casi, non deve allora mai essere sopraffazione o insulto, arroganza o durezza ma aiuto al discernimento! A riflettere seriamente, e prima di tutto, sulla “propria” testimonianza di vita!

Gesù stesso ce lo insegna: nei discorsi con i suoi critici è chiaro ma non distruttivo, determinato ma non escludente, cerca sempre un “ponte”… Pensiamo al giovane ricco (“E lo amò!”) e ai mille altri incontri “misericordiosi” del maestro di Nazareth.

E ora non ci resta che porci una domanda che ci riporta all’inizio del capitolo 6, alla chiamata degli apostoli: “Sono capace, sulla tua Parola Signore, di gettare le mie reti? Di convertirmi giorno per giorno? Di lottare perchè venga il tuo Regno? Un Regno di pace, di giustizia per tutti: per l’uomo e per il creato?”

 

don Paolo Zambaldi

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