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La strage silenziosa delle donne in Amazzonia, ridotte a schiave e uccise dalle lobby

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

In Amazzonia – praticamente nel disinteresse quasi totale della comunità internazionale e degli stati interessati – Brasile, Bolivia, Perù, Equador, Venezuela, Colombia – si sta consumando una strage di donne. Migliaia di vittime ogni anno. A lanciare l’Sos è il Vaticano nel documento preparatorio al Sinodo sull’Amazzonia in previsione per l’autunno prossimo. «Il rischio di violenza contro le donne di questi popoli è aumentato per la presenza di coloni, commercianti di legname, soldati, dipendenti delle compagnie estrattive, tutti per lo più uomini. In alcune regioni dell’Amazzonia, il 90% degli indigeni uccisi nelle popolazioni isolate sono state donne. Tale violenza e discriminazione ha un grave impatto sulla capacità di questi popoli indigeni di sopravvivere, tanto fisicamente e spiritualmente quanto culturalmente».

L’Amazzonia comprende una area di 7,8 milioni di kmq, nel cuore del Sud America. Le foreste amazzoniche coprono circa 5,3 milioni di kmq, che rappresentano il 40% della superficie globale delle foreste tropicali. Questo è solo il 3,6% della superficie delle terre emerse della terra, che occupano circa 149 milioni di chilometri quadrati, ovvero circa il 30% della superficie del nostro pianeta. Il territorio amazzonico contiene una delle biosfere geologicamente più ricche e complesse del pianeta. La sovrabbondanza naturale di acqua, calore e umidità fa sì che gli ecosistemi dell’Amazzonia ospitino dal 10 al 15% circa della biodiversità terrestre ed immagazzinino tra i 150 e i 200 miliardi di tonnellate di carbonio ogni anno. A fare da custodi a queste risorse sono le popolazioni indigene che sono via via indebolite, perseguitate o cacciate a causa delle politiche di sfruttamento del territorio (con la complicità dei governi).

A più riprese arrivano notizie di minacce a varie tribù (come i Kawahiva e i Piripkura), assieme alle proteste degli stessi indigeni. Al centro le battaglie per le concessioni minerarie o per le lobby agroalimentari che in America Latina sono potentissime. La piaga che si è fatta più profonda con la diffusione delle estrazioni illegali su tutta la regione è la questione delle donne. 

Con l’esplosione degli interessi delle multinazionali, c’è stato il proliferare di un giro oscuro di prostituzione, che ha fatto schiave le adolescenti e le donne, soprattutto indigene praticamente bambine. Papa Francesco visitando Puerto Maldonado, la porta dell’Amazzonia nella parte peruviana, aveva gridato che «la violenza contro gli adolescenti e contro le donne è un grido che sale al cielo».

 

Franca Giansoldati, il Messagero, 17 Giugno 2019

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