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La riforma della Chiesa in due mosse: “Vita Pastorale” intervista mons. Raffaele Nogaro

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Sul numero di dicembre di Vita pastorale, mensile dei paolini diretto da don Antonio Sciortino, Mariapia Bonanate (giornalista e scrittrice) intervista mons. Raffaele Nogaro, vescovo emerito di Caserta. Nei 26 anni che ha trascorso a capo della diocesi, presenta l’autrice, è stato «sempre in prima linea a chiedere giustizia e rispetto verso le persone, nelle battaglie contro la corruzione, le infiltrazioni della camorra nella politica, le discariche che hanno partorito “la terra dei fuochi”. Oggi «prete povero tra i poveri», secondo le definizione di don Luigi Ciotti, aggiunge l’autrice dell’intervista, «È parola che ha raggiunto la totale libertà dei figli di Dio. È accoglienza del Dio, madre e padre. È estensione, senza confini e limiti, di una calda umanità: fratello e compagno di strada, che non giudica, ama».

Nel «colloquio familiare» tra il vescovo e la scrittrice, si è parlato della Chiesa che Francesco, «tra resistenze e ostilità, sta cercando di restituire a Cristo».

Nogaro parla di una «rivoluzione copernicana» operata dall’attuale papa, il quale ripete «continuamente che non è la Chiesa che salva, ma Cristo. I sacramenti sono mediazioni, ma chi ti salva, chi dà una direzione alla nostra vita è il Vangelo». Oggi la Chiesa segue più volentieri la legge di Mosè che il Vangelo, prosegue il vescovo, imbrigliata in un clericalismo che «è la palla ai piedi della Chiesa. Francesco è l’uomo del Vangelo, che per lui è al di sopra del Papa, dei concili, della teologia e del diritto canonico».

Nogaro, proprio a partire da questo nuovo approccio di papa Francesco, lo invita a portare a termine due riforme «che lascerebbero un segno indelebile».

Da un lato, Nogaro riflette sui preti, i quali non devono rappresentare una «casta privilegiata» che amministra il sacro ma testimoni dello Spirito santo, pronti «anche a dare la vita per aiutare le persone». Per questo occorre riformare i seminari, perché la nella sua formazione un prete «deve imparare a vincere le tentazioni del potere, della ricchezza, del prestigio sociale. Non è il dotto, il potente, ma un uomo che vive e sta in mezzo agli altri, alla gente, per servirli, non per essere servito. Come Gesù».

La seconda urgente riforma nella Chiesa riguarda per Nogaro la disparità di genere nella Chiesa: Gesù, chiarisce, «ha valorizzato più la donna che gli uomini (…). La Chiesa non dà alla donna nessun compito importante di responsabilità. Perché non si può affidare a una donna, nominata cardinale (niente lo vieta, non c’è nessun sacramento) di presiedere a tutte le istituzioni femminili?».

La consapevolezza della società civile sulla violenza di genere sta crescendo, sottolinea Nogaro. Eppure, prosegue, «dobbiamo avere il coraggio di dire che anche nella Chiesa si esercita una continua violenza nei confronti del mondo femminile, al quale non si lascia lo spazio dovuto e il ruolo voluto da Cristo. Le si relega in forme di subordinazione e dipendenza, che umiliano le donne, eterne gregarie e portatrici d’acqua, spesso sfruttate ed emarginate».

 

Giampaolo Petrucci, Adista, 26/11/2019

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