Lo Scopo dello Shabbàt

Il quarto comandamento afferma: “Ricorda (zachòr) lo Shabbàt per santificarlo…poiché il Sign-re ha creato il mondo in sei giorni e al settimo si riposò” (Esodo 20, 8). Riposando in questo giorno, riaffermiamo quindi la nostra fede nel Sign-re come Creatore dell’Universo.

Lo Shabbàt è indubbiamente uno dei punti focali dell’ebraismo. In questo giorno si distoglie l’attenzione dalle questioni mondane e secolari per concentrarsi sugli scopi spirituali della vita, ovvero servire D-o con la Torà e le mitzvòt nel modo migliore possibile. Di Shabbàt si ricaricano quindi le batterie spirituali e così anche quelle fisiche.

È scritto in Deuteronomio 5, 12: “Osserva (shamòr) lo Shabbàt per santificarlo”. Da questa frase, da cui si trae il divieto di compiere “opere” durante lo Shabbàt, si deduce il dovere di astenersi da attività quali l’impiego di macchinari, veicoli motorizzati, computers, nonché dalla scrittura, dall’uso di soldi, di apparecchiature telefoniche ecc. Anziché occuparsi del lavoro e di altre attività secolari si dovrebbe dedicare il settimo giorno alla famiglia, con cui ci si reca ad esempio in sinagoga, si consumano i pasti dello Shabbàt, si parla di Torà – assorbendo pienamente la santità della giornata e proiettandola al prossimo e all’ambiente circostante.

Kavòd e Oneg Shabbàt

I profeti ci richiedono di onorare lo Shabbàt (kavòd) e di provare piacere (oneg) in questo giorno. Il kavòd si riferisce ad esempio al dovere di indossare vestiti particolari per Shabbàt e l’oneg si manifesta mangiando cibi particolari e bevendo vino.

Le Candele di Shabbàt

Fin dai tempi della matriarca Sara, che, secondo il midràsh accendeva le candele, le donne ebree usano accendere le candele di Shabbàt. Queste devono essere accese almeno diciotto minuti prima del tramonto. Le donne sposate accendono due candele, che alludono alle due volte che la mitzvà di Shabbàt è menzionata nella Torà; mentre le donne nubili ne accendono una. È meglio accendere le candele sopra o vicino al tavolo sul quale si mangerà il pasto del venerdì sera. È buona usanza mettere dei soldi nel bossolo della tzedakà prima di accendere le candele. Una volta terminata l’accensione, bisogna iniziare ad osservare tutte le leggi di Shabbàt.

Kiddùsh e Havdalà

Kiddùsh significa santificazione ed è il nome di una benedizione che si dice per santificare l’inizio dello Shabbàt e per compiere la mitzvà di “ricordare il giorno del Sabato e di renderlo santo”. Il kiddùsh viene recitato prima del pasto del venerdì sera e Shabbàt a pranzo e viene detto mentre si tiene in mano un bicchiere di vino o di succo d’uva.

Un’altra benedizione viene recitata al termine dello Shabbàt per, appunto, segnalare la fine del settimo giorno e l’inizio di una nuova settimana. Questa si chiama havdalà, ovvero, separazione. La havdalà viene recitata dopo la comparsa di tre stelle medie nel cielo ed è composta da quattro benedizioni. Una sul vino, una sulle spezie o besamìm, una su almeno due fiamme – e da qui l’uso di usare una candela intrecciata (boré meoré ha’esh) e la benedizione che parla della separazione dello Shabbàt dal resto della settimana.

I Pasti

Nel corso di Shabbàt si mangiano tre pasti, il venerdì sera, Shabbàt a pranzo e Shabbàt pomeriggio (seudà shelishìt). Prima dei primi due pasti si lavano le mani, netilàt yadaim, e si recita la benedizone di hamotzì su due pani o challòt solitamente intrecciati.

I due pani ricordano la doppia porzione di manna che cadeva di venerdì quando gli ebrei erano del deserto. Si coprono le challòt con un telo anche in ricordo della rugiada che cadeva sopra la manna.

È usanza servire del pesce e altre prelibatezze durante i pasti dello Shabbàt per onorare e godere di questo giorno speciale in tutti i sensi. Molti usano cantare canti speciali di Shabbàt chiamati zemiròt e di dire parole di Torà, divré Torà, per creare un’atmosfera di santità e gioia.

Melachòt – attività proibite di Shabbat

È scritto nella Torà che nessun tipo di lavoro, melachà, può essere fatto di Shabbat. I rabbini hanno stabilito nei dettagli quali siano le attività proibite dividendole in 39 categorie, che corrispondono ai 39 tipi di lavori necessari per la costruzione del Mishkàn, il Santuario del deserto. In queste categorie sono incluse anche attività che si svolgono in casa, per permettere alla persona di concentrarsi sulla santità e sulla spiritualità dello Shabbat. E’ proprio il divieto di svolgere alcune attività che fornisce l’opportunità di concentrarsi su altro e di godersi lo Shabbat.

I 39 lavori riportati nella Mishnà sono:

1) Arare. 2) Seminare. 3) Mietere. 4) Formare covoni. 5) Trebbiare. 6) Ventilare (le biade). 7) Selezionare. 8) Setacciare. 9) Macinare. 10) Impastare. 11) Cuocere. 12) Tosare. 13) Sbiancare. 14) Pettinare filati greggi. 15) Tingere. 16) Filare. 17, 18, 19) Operazioni di tessitura. 20) Separare in fili. 21) Fare un nodo. 22) Disfare un nodo. 23) Cucire. 24) Strappare. 25) Tendere trappole o cacciare. 26) Macellare. 27) Scuoiare. 28) Conciare pelli. 29) Levigare pelli. 30) Rigare. 31) Tagliare secondo forma determinata. 32) Scrivere. 33) Cancellare. 34) Costruire. 35) Demolire. 36) Accendere un fuoco. 37) Spegnere un fuoco. 38)Dare l’ultimo colpo di martello ad un oggetto di nuova costruzione. 39) Portare oggetti da una proprietà privata ad una pubblica (o viceversa). Da queste attività derivano poi tutti gli altri divieti dello Shabbat.

L’atmosfera dello Shabbat

Proibizioni Rabbiniche

In aggiunta ai 39 divieti stabiliti dalla Torà riguardo allo Shabbat, i Saggi hanno aggiunto altre proibizioni. Nell’impossibilità di elencarle tutte nel paragrafo che segue, ne descriviamo due:

1) Muktzè – per preservare lo spirito dello Shabbat è proibito spostare degli oggetti che non hanno una funzione specifica, come sassi o mattoni. Inoltre, strumenti che servono di solito a compiere in settimana azioni proibite durante lo Shabbat (ad esempio una penna, una candela, del denaro), non si possono toccare né spostare di Shabbat.

2) La parola – è vietato discutere di argomenti che non abbiano alcun nesso con lo Shabbat. Non si può parlare di lavoro o di altri argomenti prettamente materiali. Lo Shabbat è il giorno dedicato interamente ad Hashèm e quindi si dovrebbe parlare solo della Sua sacra Torà.

Leggendo i divieti inerenti allo Shabbat, si potrebbe pensare che sia un giorno noioso e frustrante. In realtà, riflettendoci bene, è un giorno di riposo non solo fisico ma anche mentale. Oltre alla ovvia consacrazione ad Hashèm, non potendo svolgere le solite attività, si trova lo spazio per dedicarsi alla vita di famiglia, al dialogo coi figli, alla convivialità! Durante la settimana non tutti hanno l’opportunità di ritrovarsi insieme intorno al tavolo, di sedersi in salotto a bere il tè; di Shabbat tutto questo è possibile. Tutti i membri della famiglia e della cerchia di amici (inclusi ospiti sconosciuti) ne godranno un gran vantaggio dal punto di vista relazionale.

La Regina Shabbat

Shabbat viene chiamato anche Shabbat Hamalkà (la regina Shabbat). Proprio come se stesse arrivando una regina, ci si prepara solennemente ad accogliere lo Shabbat fin dai primi giorni della settimana, provvedendo all’acquisto di ingredienti necessari alla preparazione di cibi più elaborati e sofisticati del solito o di abiti più eleganti da indossare davanti a Sua Maestà. Il venerdì sera, con l’entrata della regina Shabbat, un’aura di tranquillità e di scintillante regalità permea la casa.

 

Tratto da Key Jewish Facts di Rav Nissan D. Dubov, tradotto da Pensieri Di Torà.