venerdì, Marzo 29, 2024

L’Essere Supremo (Bhagavad Gita)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

BHAGAVAD GITA: XV. L’ESSERE SUPREMO

Il Signore Beato disse: Esiste un albero le cui radici si dirigono verso l’alto e i rami in basso; le sue foglie sono gli inni vedici. Chi lo conosce, conosce i Veda.


I rami di questo albero, nutriti dalle tre influenze della natura materiale, si estendono verso l’alto e il basso; le fronde sono gli oggetti dei sensi; verso il basso si raccolgono i frutti, nel mondo delle azioni umane.

Nessuno, in questo mondo, può percepire la forma precisa di tale albero. Nessuno può vederne la fine, l’inizio o la base. Ma con determinazione si deve abbattere l’ albero delle azioni con l’arma del distacco, e cercare poi lo stato da cui non si torna più indietro, e là abbandonarsi alla Persona Suprema, Dio, dal Quale tutto ha inizio e nel Quale tutto dimora fin da tempo immemorabile.


Colui che è libero dall’illusione, dall’orgoglio e dalle dipendenze, che comprende l’eterno, che è libero dai desideri e dalla gioia e dal dolore, raggiunge quel luogo eterno.


La Mia dimora non è illuminata dal sole, né dalla luna né dal fuoco. Chi la raggiunge non torna mai più in questo mondo.


Gli esseri viventi, nel mondo delle condizioni, sono Miei frammenti eterni. Ma sentendosi condizionati lottano duramente contro i sei sensi, tra cui la mente.


Come l’aria trasporta gli odori, l’essere vivente, nel mondo materiale, porta con sé, da un corpo all’altro, le sue diverse concezioni di vita.

Ogni volta che si riveste di un nuovo corpo grossolano, l’essere vivente ottiene una particolare complessione di sensi, udito, vista, tatto, gusto e olfatto, che gravitano intorno alla mente. Egli gode così di una determinata gamma di oggetti dei sensi.


Gli sciocchi non riescono a concepire come l’essere vivente lasci il corpo (…). Ma colui che ha gli occhi illuminati dalla conoscenza può vedere tutto questo.

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