venerdì, Aprile 26, 2024

Come prepararci alla morte, in modo che sia sigillo della nostra vita?

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

COME PREPARARCI ALLA MORTE,

IN MODO CHE SIA SIGILLO DELLA NOSTRA VITA?

don Paolo Zambaldi

1.Gli anni che rimangono, voleranno via rapidamente…

Un poco alla volta, il mio corpo perderà la sua forza e la mia mente la sua sensibilità; familiari ed amici ci verranno a mancare;

sarò, via via, meno importante e sarò dimenticato dai più;

dovrò dipendere sempre più dagli altri e, alla fine,

dovrò abbandonare ogni cosa…

Sarò pronto per questo viaggio?

Sono pronto ad abbandonare qualunque potere mi sia rimasto?

Sono pronto a confidare nella grazia nascosta della completa impotenza?

È questa confidenza che fece dire a S.Paolo:

“Io mi vanto volentieri delle mie debolezze, affincè dimori in me la potenza di Cristo… Infatti quando sono debole, è allora che sono forte”. (2Cor 12)

2.L’esempio di Gesù:

Nella sua vita, Gesù è passato dall’azione all’impotenza.

Per molti anni, è stato estremamente attivo, predicando, insegnando, aiutando, circondato sempre da grandi folle, sempre spostandosi di luogo in luogo…

Ma nell’orto degli ulivi, dopo la sua ultima cena in compagnia degli apostoli, accompagnato dai compagni e dalle compagne di sempre, fu consegnato nelle mani dei suoi oppositori… che divennero ben presto i suoi carnefici.

Da allora fu ridotto all’impotenza, a non potere agire, alla debolezza radicale…

Il mistero della vita di Gesù, è che egli ha portato a compimento la sua missione, non portando al culmine la sua azione ma, subendo l’azione altrui, nell’impotenza.

Anche noi siamo chiamati a vivere quello che Gesù stesso ha vissuto.

La nostra vita, quando è vissuta nello spirito di Gesù, troverà allora il suo compimento in un genere analogo di testimonianza nel riconoscerci “dipendenti”.

Anche noi siamo chiamati a passare dall’azione all’inazione e alla passione;

dall’iniziativa all’attesa, dal vivere al morire.

Per quanto questo passaggio appaia doloroso, è in questo movimento che si nasconde la nostra vera fecondità.

Quando Gesù fu messo sulla croce, la sua vita divenne infinitamente feconda: allora la debolezza più grande e la forza più grande si sono incontrate.

3.Due testimonianze che ci possono aiutare lungo il cammino…

“La mia immortalità è indispensabile perché Dio non vorrà commettere una iniquità e spegnere del tutto il fuoco di amore, dopo che questo si è acceso nel mio cuore.

Cosa c’è di più caro dell’amore? L’amore è superiore all’esistenza, come è possibile allora che l’esistenza non gli sia sottomessa?

Se ho cominciato ad amarlo e mi sono rallegrato del suo amore, è possibile che Lui spenga me e la mia gioia e mi riduca a nulla?

Se c’è Dio, anche io sono immortale!”

F.Dostoevskij, da I Demoni

Il card. Martini, durante una messa celebrata a Milano quasi come un addio, ha parlato con molta serenità della sua malattia, il Parkinson, che lo affliggeva da anni. Ha detto: “Sono contento di essere qui tra di voi ancora una volta e – aggiunge sorridendo – probabilmente l’ultima.

Sento una chiamata che si fa sempre più vicina e il percorso che si sta consumando.

Molti non percepiscono la chiamata che ci attende e si fanno trascinare in pensieri sempre più contorti.

Si lamentano invece di guardare in alto.

La morte non è un limite, ma un ostacolo da superare, se possibile, con eleganza, perché è la strada per avvicinarsi a Dio.”

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