venerdì, Aprile 26, 2024

Quando cominceremo a protestare?

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Questi primi giorni di giugno sono pervasi da una profonda tristezza.

Le parole e le immagini sono desolanti.

Urla sgangherate, frasi fatte, ritornelli sempre uguali, eclatanti bugie, realismo crudele.

Una gran parte del “buon popolo italiano” vomita la sua rabbia, il suo razzismo, la sua intolleranza con ogni mezzo.

Un popolo di vecchi-vecchi e vecchi-giovani, tremebondo, impaurito dalla sua stessa infondata paura, incapace di decisioni e di pensiero proprio.

Chi ci governa aizza ad arte, gode, rincara la dose, spera in un potere ancora maggiore, spera che questo popolo li legittimi ad uccidere, a segregare, a intimidire.

Niente di nuovo sotto il sole. Gli aguzzini hanno da sempre lo stesso ghigno, le stesse giustificazioni, usano persino le stesse parole.
“Io non mollo, vado dritto!”

La destra/fascista la si percepisce subito: intimorisce per la sua stolida, ignorante crudeltà, per la sua capacità di ridurre il dramma, la complessità del vivere ad uno slogan. 
“Finita la pacchia”

Quello che più addolora  però è la mancanza di una reazione, di un’opposizione  a tutto ciò.

C’è un silenzio assordante. Dei politici sedicenti di sinistra, della società civile, dei cattolici, dei movimenti per la pace. Tutti quelli che nel 2000 si mobilitarono contro la globalizzazione, “per un altro mondo possibile”, sono scomparsi.

Davvero non interessa più a nessuno il futuro del mondo? Dell’Europa? Dell’Italia?

Nessuno vuol più protestare contro chi progetta guerre, contro chi se ne frega del disastro ecologico, contro chi armeggia per ridimensionare gravemente i fondamentali diritti degli uomini? 

Davvero tramontate le ideologie, non sono rimasti nemmeno i valori base della convivenza civile? 

L’iniziativa della protesta è relegata ai singoli (peraltro solo quelli che da sempre sono sulle barricate) o a piccoli gruppi/comunità che resistono e lottano per seminare una parola di verità.

Ma ora sarebbe necessaria una forza d’urto più grande, un popolo che insorge (pacificamente), che reagisce, che resiste a queste profanazioni, a questi arbitri.

Coraggio non lasciamoci travolgere. 
Gridiamo insieme: “Non l’avrete vinta!”.
don Paolo Zambaldi

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