venerdì, Aprile 26, 2024

Ilva: Una vita sospesa tra cancro e disoccupazione (don Paolo Zambaldi)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Molti, troppi di noi non sanno nulla dell’Ilva. 
Tranne le poche notizie date dalla stampa. Notizie intermittenti di trattive infinite che attraversano governi e legislature, senza trovare soluzioni accettabili né a livello ambientale nè a livello occupazionale. 
Ilva, per i più, rimane dunque qualcosa di nebuloso e lontano,  una situazione delle tante in Italia che si trascina in eterno. Ma se capita un giorno di leggere la vera storia (www.peacelink.it“PositionPaper 2018”) si resta allibiti, sconvolti, increduli che ciò succeda in Italia, in Europa, nella modernità ancora infatuata di progresso.

 

L’Ilva è un’acciaieria, la più grande d’Europa. Dovrebbe produrre acciaio, lavoro, benessere per Taranto. Invece produce morte…
 

 

E un’intera città è costretta a subire una situazione ambientale drammatica, causa di un aumento esponenziale dei tumori rispetto al resto d’Italia (tumori infantili, +54%; tumori dei lavoratori +107% stomaco, +71% pleura; +50%prostata; + 69% vescica… più aumento di altre malattie neurologiche e cardiache; comprendendo anche gli abitanti della città, dal 1998 al 2014,  36580 decessi!), un’intera città è coperta da polveri rosse che penetrano i polmoni, è attraversata da mini-schegge di magnetite contenute nello smog prodotto dalla fusione del ferro ad alte temperature… schegge che penetrano fin dentro il cervello, come svelano inquietanti autopsie.

 

Quando c’è vento si chiudono persino le scuole e le finestre non si possono aprire!
A guardare le foto pare un deserto travolto da una tempesta di sabbia.

 

Ancora una volta privati acquirenti si sono macchiati le mani di sangue innocente. Lo stato che pure li ha inquisiti e cacciati ha poi traccheggiato in maniera colpevole. 
Il commissariamento dura da anni (2012), senza progetti seriamente risolutivi, con mosse criminali come la sciagurata idea di garantire l’immunità (per crimini ambientali) ai prossimi proprietari.
 

 

Infine l’accordo di vendita a una società indiana Arcelor-Mittal già nota all’estero per tenere poco in considerazione sia i danni prodotti all’ambiente, sia i diritti  dei dipendenti.

 

Le associazioni di cittadini e lavoratori hanno combattuto battaglie strenue (e finora inutili) per trovare soluzioni, per fermare questa strage degli innocenti. La chiusura e la riconversione per molti è vista come unica soluzione. Per altri  si deve trattare col nuovo gruppo stabilendo azioni vincolanti di garanzia per la salute della città, con la necessaria cancellazione dell’immunità penale .
 

 

Resta irrisolto anche il nodo occupazione. L’Ilva è ormai l’ultima grande impresa del sud. Garantisce lavoro a 14000 persone. Chiuderla senza garanzie di riassorbimento dei lavoratori, sarebbe condannare una città alla povertà e all’emigrazione.

 

Il nuovo ministro Di Maio temporeggia anche se il tempo stringe e ombre scurissime si addensano all’orizzonte.

 

Non solo il ponte di Genova allora, ma anche l’Ilva, ripete la macabra storia di privati imprenditori che se ne fregano della vita della gente, perché il loro scopo è solo il lucro, e di uomini di governo di destra e di sinistra, che a quei privati permettono ogni nefandezza, abdicando al loro ruolo di protezione e di  garanzia, ruolo che hanno promesso di mantenere giurando sulla Costituzione. 
Perché lo fanno? 
Per corruzione, immoralità, mantenimento del potere, indifferenza verso la sofferenza e la morte.

 

Tutti ci si dovrebbe informare di più su quanto succede in Italia, ci si dovrebbe ribellare a questi abusi di potere (pubblico e privato) che umiliano, sfruttano e uccidono il così tanto esaltato “popolo”. 
Ci si dovrebbe chiedere perchè , mentre si eccita l’odio contro i migranti, frutto anch’essi dell’ingiustizia e del capitalismo selvaggio, si nasconde un’ecatombe che avviene sotto i nostri occhi ormai da tanto tempo ?
 

 

Neppure “gli italiani “interessano dunque a chi fa del potere il suo unico feticcio: anche loro sono abbandonati, lasciati alla deriva, costretti a scegliere tra veleni e lavoro, tra morte e povertà.
 

 

Riscopriamo la solidarietà, l’umanità, la partecipazione. Ora, prima che sia troppo tardi.

 

Così scrive Marescotti (da sempre animatore della lotta per la riconversione dell’Ilva) sul già citato sito peacelink: 

 

“Mi sembra di vivere in una scena kafkiana, quella della metamorfosi, quella in cui una intera famiglia si abitua all’idea che un uomo si sia trasformato in un insetto e accetta con rassegnazione la nuova realtà, cercando di adattarsi. 
La mia esperienza mi insegna che non dobbiamo adattarci e aspettare passivi la metamorfosi, non ci dobbiamo trasformare in scarafaggi, ma dobbiamo rimanere vigili, attenti, e resistere, resistere, resistere. 
Alcuni si rassegneranno a diventare scarafaggi, noi dobbiamo coltivare la speranza e la fiducia di rimanere come siamo, saldamente ancorati ai nostri diritti. 
Potranno sconfiggerci, ma non avranno la nostra anima. 
Rimaniamo umani.”
don Paolo Zambaldi

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