venerdì, Aprile 26, 2024

Lettera del Gruppo giovani al Sinodo su “I giovani e la fede”

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Parliamo come uomini e donne, ragazzi e ragazze, che si avvicinano a compiere scelte di vita importanti, che cercano, in gruppo, di interrogarsi intorno ai grandi temi della vita, della fede, della ricerca di senso. 

Siamo un gruppo costruito in questi mesi che si raduna periodicamente per una ricerca di fede e desideriamo dare il nostro contributo al Sinodo dei Vescovi.

Ognuno di noi viene da esperienze diverse, le più disparate in termini di avvicinamento e indagine intorno alle tematiche della spiritualità, ognuno consapevole però di essere in cammino, disposto a porsi domande più che a cercare risposte.

Muoviamo quindi alcune proposte di riflessione che a nostro avviso dovrebbero essere assunte come base di una Chiesa nuova, realmente inclusiva, che si basi sull’insegnamento reale di Gesù. Una Chiesa che si faccia portatrice di quei cambiamenti positivi, baluardo contro l’ignoranza e l’odio esclusivo.

La nostra riflessione si articola su alcune proposte specifiche:

1.L’introduzione del ministero paritario. Nel III millennio è impensabile che le donne non abbiano accesso agli stessi posti di responsabilità degli uomini. Sarà una frase banale, ma evidentemente c’è ancora bisogno di ripeterla. Se le discriminazioni esistono ancora oggi, se il problema della violenza di genere, è un problema più che mai attuale, lo si deve anche a quegli atteggiamenti di chiusura al cambiamento che inibiscono il superamento di una mentalità conscia o inconscia maschilista e priva di rispetto. Le donne devono avere possibilità di accesso ai medesimi ruoli degli uomini, anche all’interno della Chiesa. Non come concessione, come diritto naturale, quello che deriva dalla natura stessa delle cose e dell’uomo, per cui la distinzione del bene e del male, del lecito e dell’illecito, istintivo nell’uomo.

2.L’eliminazione del battesimo come formulario di cacciata del diavolo. Formulario tanto più inverosimile quanto più il battezzato è piccolo. Bisogna liberarsi dal retaggio del peccato originale che ci portiamo appresso da troppo tempo, inventato peraltro nel V secolo; di quale peccato può essere portatore un neonato? Di quale cacciata del diavolo dal suo corpo stiamo parlando? Ci sembra evidente che nessun parroco calato nella realtà possa condividere il sacramento del battesimo con questo scopo. La Chiesa deve riportare il centro del suo agire sull’amore. Il suo centro deve essere un percorso che riporti alla luce il messaggio evangelico reale, che si domandi perché questo è fondamentale come ispirazione e guida nella vita quotidiana degli uomini. Il battesimo dovrebbe diventare una festa dei genitori e di tutta la comunità, di tutte le persone che fanno “famiglia” per il bambino, una festa di ringraziamento a Dio per il dono della vita che non ha nulla a che vedere con l’idea di cancellazione del peccato.

3.Tema delle esclusioni. La Chiesa deve essere, dal nostro punto di vista, un laboratorio per proposte di amore inclusivo. Verso gli ultimi, verso gli esclusi, verso il povero in senso lato. Riconosciamo l’importanza esemplare che la Chiesa sta rivestendo in questi giorni tristi per quanto riguarda l’accoglienza dei migranti, se non ovunque in molti luoghi, è certamente un baluardo d’impegno e speranza per un cambiamento considerevole. Crediamo che questo principio di accoglienza e integrazione muoia però troppo facilmente quando si parla di tematiche come quella dei diritti LGBT: è troppo facile limitarsi a predicare accoglienza in termini di misericordia e compassione, ma rifiutarsi di accettare, di ammettere che queste persone sono realtà: c’è pari dignità umana, non c’è malattia.

4.Inoltre c’è l’aspetto dell’inclusione ecumenica: smettiamo di pensare di essere al centro della rivelazione di Dio in quanto cristiani, superiamo questo esclusivismo cristiano che troppo spesso sfocia in “superiorismo”, non tutte le religioni sono uguali, ma tutte devono potersi confrontare alla pari, riconosciute a pari dignità.

5.Rivisitazione della catechesi. Questa deve essere un percorso di conoscenza di sé per imparare ad amare l’altro. La catechesi non ci ha aiutato a sentirci amati da Dio, non ci ha svelato il dono di Dio e la felicità del vivere. Ci dovrebbe insegnare a celebrare la vita, a gioire delle possibilità che ci vengono offerte, non a eliminare il peccato e riconoscere la nostra colpevolezza come frutto di una vita tesa a liberarci dalla colpa. Le catechesi devono parlare dell’amore di Dio, si possono immaginare percorsi diversi!

6.Riproposizione dei modelli di fede come modelli che possano effettivamente interessare le generazioni future. Il superamento di formule sterili è, a nostro avviso, fondamentale, per l’avvicinamento al messaggio cristiano da parte delle generazioni più giovani. Bisogna che la Chiesa diventi il luogo in cui si lotta, il luogo in cui si può affrontare la battaglia insieme, non il luogo in cui si fugge dai problemi e che nasconde questi problemi sotto falsi nomi. Come già accennato, il centro del mondo ora sono i migranti, gli stranieri, le disuguaglianze, questi i temi su cui si giocherà il futuro dell’umanità, la Chiesa deve essere portatrice di istanze inclusive. A questo scopo bisogna rendersi conto che il linguaggio religioso è ormai obsoleto e deve poter cambiare. É chiaro che gli uomini e le donne, tanto quanto i giovani, parlino in un modo troppo lontano da quello che la Chiesa si ostina a portare avanti.

7.L’idea di comunità. Riteniamo, infine, che sia necessario restituire spazio e dignità alla creatività delle comunità, costruire e valorizzare nuove esperienze di dialogo e solidarietà tra la gente, esperienze di approfondimento e riscoperta del valore dello “stare insieme”, anche e soprattutto restituendo alla gente un nuovo potere decisionale.

Con l’augurio che le nostre proposte non rimangano inascoltate, porgiamo i nostri più sentiti auguri di buon lavoro.
Il Gruppo Giovani di Pinerolo Via Città di Gap,13

Per contatti: Francesco Melillo 333/2572941 e Giulia Filippini: 320/4456089

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